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Doppiaggio: come e perché

Il doppiaggio è un ambiente chiuso? Come entrarvi

“Il doppiaggio è un ambiente chiuso?” ci si chiede spesso, ma la domanda andrebbe girata: “Quanti sono i veri talenti tra i molti autoreferenziati?”.

Cominciamo col dire che noi doppiatori siamo attori, attori in tutti i sensi, tanto che siamo chiamati più precisamente attori/doppiatori.

Siamo attori specializzati nell’audio dei film, quindi il semplice termine “doppiatori” è un diminutivo di “attori del doppiaggio”.

Professioni come il doppiaggio non sono alla portata di tutti, specialmente di quei persone che, una volta appresa la magia celata in sala di registrazione, sognano di affiancare i grandi professionisti, giovani o meno che siano, solo frequentando un corso di alcune settimane e senza un adeguato talento di base.

E’ importante che gli utenti vengano informati sul tema, affinché i non talentuosi evitino di perdere tempo e denaro in corsi magari a loro non adatti.

Il risultato effettivo in questi casi è spesso quello di perdere tempo e farne perdere ai direttori che il più delle volte si ritrovano a provinare persone piene sicuramente di belle speranze, ma poco altro.

Capita di ascoltare dei provini di giovani con voci molto belle, dotati di una dizione impeccabile, ma privi di vere capacità recitative, i quali non aderiscono adeguatamente al volto dell’attore e non rendono il giusto recitato, né sanno restare al passo col sincrono.

Non basta avere alcune qualità, ma tutte quelle richieste dal caso.

Una voce prestata al grande cinema è una voce ben allenata in tutte le sue sfumature, una voce avvezza anche al canto, ad esempio, tanto che in genere nei cartoni animati come quelli Disney i doppiatori si ritrovano anche a cantare.

Non che cantare sia fondamentale, ma, là dove possibile, sicuramente aiuta.

La formazione di un doppiatore è molto più profonda e articolata di quanto non sembri.

Va detto che oggi, oltretutto, viviamo nell’epoca delle cose “facili”, del capriccio dato dalla illusoria immediatezza delle moderne tecnologie, le quali possono sì accorciare i tempi, ma solo nella loro meccanicità, non certo nel loro valore, nel senso che io principiante posso sì trovare una scuola di teatro più facilmente che nel passato, ma sempre dovrò aspettare anni per studiare e maturare.

Non è che la tecnologia mi faccia diventare in anticipo un grande attore…

Come si dice a volte: i bambini ancora ci mettono nove mesi a nascere…

Oggi, per puro commercio dell’arte, chiunque può creare un gruppo teatrale di completi inesperti curiosi e chiunque può dire di fare teatro, non sapendo però cosa comporti nella pratica tale affermazione.

Ovviamente tutti sono liberi di cimentarsi, chi per timida passione e chi forse per gioco, ma certo, basta però che questo non serva poi da futuro pretesto per darsi arie da attori, sentirsi prestigiosi e aspettarsi provini di doppiaggio…

Capita già coi video Youtube a volte, dove qualche giovane (anche simpatico e divertente magari, ma non dotato nella recitazione) un po’ tenta illusoriamente di proporsi come possibile promessa del doppiaggio… anche se è evidente quasi sempre (ma molto evidente) che non sta recitando, bensì imitando grossolanamente e in pratica solo giocando, perché non sa recitare, punto.

Non è una colpa, per carità, purché non ci si aspetti dei complimenti professionali però… o quella diventa stupidità mista ad arroganza neanche troppo velata.

E’ tenero e piacevole leggere tra i commenti al video gli apprezzamenti, ma diventano complimenti un po’ gratuiti se osannano ciò che non è per niente recitazione, sinceri ma forse un po’ comuni.

Il protagonista di questo genere di video, dopo aver ringraziato per i complimenti, dovrebbe domandare a quei commentatori se per caso stanno esprimendo liberi pareri personali da profani o se magari sono attori loro stessi… Questo sì ha senso per chi si vuole proporre.

Non parliamo qui di chi si diverte tranquillamente e magari tenta di arrotondare un po’, bensì ci riferiamo ai casi di supposti talenti del doppiaggio che ostentano capacità attoriali inesistenti perché senza studio e reale talento.

Può anche capitare un talento mai notato prima, certamente, qualcuno che abbia studiato e fatto del serio teatro, ma non è di questi esempi che parliamo.

La migliore possibilità di inserimento nel doppiaggio (migliore ma non unica) è in tenerà età e anche in questo caso non è detto che vi si riesca.

Il doppiatore bambino deve possedere una buona dizione e un decente ritmo di lettura.

Per un collega adulto tre minuti di scene diventano un’ora intera di lavoro, quindi figurarsi per un bambino agli esordi.

Perché un bambino non figlio d’arte possa vincere dei provini è necessario che la famiglia lo segua con serietà e costanza nel suo cammino linguistico e recitativo, il che però è onestamente poco comune.

Oltretutto è un impegno anche più concreto, nel senso che il bambino va accompagnato negli studi di doppiaggio più volte possibili.

Come minimo è necessario vivere in una delle città del doppiaggio, altrimenti diventa qualcosa di impraticabile.

Sarebbe impossibile farsi notare dai direttori senza assistere ogni settimana e chiedere un provino a più studi possibili . Questo lo si riesce a fare solo restando nella stessa città ovviamente.

Servono passione e talento, certo, ma anche pazienza e disponibilità completa.

Nessuno vi noterà e sceglierà se non siete presenti con costanza, così come nessun mister vi farà giocare in squadra se non partecipate sempre agli allenamenti.

Di questi tempi svogliatezza e confusione di certa utenza allontanano le arti e il senso del sacrificio, per cui da piccoli spesso non si comprende il potenziale offerto dal doppiaggio e non si ha voglia di farlo.

Per le ragioni spiegate dal presente sito, nel doppiaggio i piccoli sono pochi e quasi esclusivamente figli di esperti del mestiere per natura di cose.

Anche il miglior professionista può trovarsi a ripetere la scena più volte, dato che molti sono i fattori in gioco.

Le sale di doppiaggio non sono per sognatori, ma per chi è pronto e con provata professionalità, così come

Cinecittà non è per chi sta imparando, ma per chi già sa recitare.

Ci sarà la crescità nel tempo, certamente, ma si deve partire in un certo modo.

Gli studi di doppiaggio sono un po’ come un’appendice di quelli cinematografici.

Quindi è un settore tendenzialmente chiuso?

Ciò non deve sorprendere, Si tratta di cinema ad alti livelli, non di una recita scolastica, anche se bisogna dire che rispetto al passato presenta maggiori aperture verso chi è esterno all’ambiente.

Ad ogni modo questa apertura va dosata con cautela, anche perché è rivolta ai talenti di bambini o comunque giovani, cioè chi può ancora sperare in una formazione artistica piena.

Il doppiaggio ha un falso sapore di ambiente ristretto a pochi eletti, ma solo perché per contrasto parte del resto del mondo dello spettacolo ha ospitato talenti sempre meno formati, più improvvisati e approssimativi.

Infatti sempre più persone si improvvisano senza coltivare le giuste competenze e tal volta ci ritroviamo scavalcati ai casting da chi sicuramente non merita di affiancarci, tanto meno di sostituirci.

Quindi non è il doppiaggio ad essere un covo di pochi prescelti, ma è il resto intorno ad esso ad essersi rilassato oltre modo.

Questo avviene grazie al rapporto di amore/odio tra i doppiatori e l’anonimato che li ha automaticamente e ingiustamente tenuti lontani dal pubblico per decenni.

Da una parte ciò è stato un male per il riconoscimento mancato all’immagine di noi attori del doppiaggio, ma dall’altra ciò ha preservato il settore dai talenti troppo improvvisati e da leggerezze in sala di incisione.

Oggi giorno festival, libri, riviste, programmi radio e siti internet stanno finalmente facendo emergere i volti dei doppiatori, ma bisogna fare attenzione che questo non illuda lo spirito avventuriero di qualche appassionato forse troppo zelante che sogna di fare doppiaggio già da adulto e dalla notte al giorno.

Ciò degraderebbe per natura il settore, rendendolo sempre meno all’avanguardia e sempre più commerciale, come infatti è avvenuto per parte di cinema e TV, settori più conosciuti e che quindi si sono aperti agli esterni per primi, a volte forse troppo.

Doppiatori si può diventare, ma con tempi e modi giusti.

Agli occhi di colleghi è committenti la responsabilità di un cattivo doppiaggio non ricade certo sul doppiatore novello, ma sull’intera società di doppiaggio che lo accoglie.

Per studio e colleghi non si tratta solo di reputazione professionale, ma anche di pratica economia.

Se la cosa è poco semplice per un bambino, figurarsi per ragazzi adulti.

I talenti naturali esistono, ma sono troppo pochi per pretendere di doppiare in modo indiscriminato.

Anche un talento naturale deve procedere per gradi, avere comunque una formazione (non pochi mesi e via), sia per esigenze tecniche, che per rispetto ai principi artistici del doppiaggio e dei professionisti che li precedono per esperienza, un’esperienza acquisita nel tempo e con il giusto spirito.

Il doppiaggio, come altri settori del lavoro, non è da tutti.

Non vogliamo scoraggiare nessuno, ma invitiamo a riflettere prima di improvvisarsi attori, particolarmente del doppiaggio.

Parliamo evidentemente di una professione di elite, ma tale è  perché il cinema richiede il massimo di quello che il doppiaggio sa offrire.

Spesse volte perfino i famosi attori dello schermo non sono in grado di competere con noi in sala.

Sono nostri colleghi, ma non cultori dell’audio dei film.

E’ un po’ come far giocare a colf uno sportivo sì bravissimo, ma che da sempre si intende solo di calcio.

Quindi chi si rivela promettente e vuole imparare?

Il doppiaggio è aperto alle nuove proposte, purché abbiano talento però, umiltà e spirito di sacrificio, ma anche della giusta età (bambini o ragazzi giovani). Nel doppiaggio vige una regola anagrafica legata allo sviluppo massimo delle capacità che si può paragonare un po’ al mondo del calcio, ad esempio, dove allo stesso modo non si diventa calciatori di serie A iniziando la professione già a trent’anni e più.

Sfatiamo il mito del doppiaggio come un unico circolo di privilegiati, una casta mafiosa che manda avanti solo amici e parenti, perché non è così!

Ci sono realtà chiuse, è vero, ma anche realtà aperte e disponibili. I circoli chiusi non sono una prerogativa del nostro settore, bensì un fenomeno diffuso in ogni ambiente di tutte le società umane.

Non escludiamo che qualcuno si sia imbattuto in doppiatori indifferenti e scostanti, ma non è onesto etichettarci tutti così.

La gran parte di noi è molto disponibile.

Il doppiaggio è dato da tutti i professionisti, non solo una parte. In questi casi bisogna continuare a rivolgersi ad altri fino a trovare le persone giuste, perché ci sono.

Una delusione è comprensibile, ma non giustificabile quando mossa contro l’intero settore.

Alcuni si ostinano a vedere solo il bicchiere mezzo vuoto, evidentemente loro per primi prevenuti e fondamentalmente invidiosi della carriera altrui.

Colleghi come Gianluca Crisafi sono una testimonianza di chi con talento, pazienza e umiltà riesce a diventare doppiatore anche in età in teoria artisticamente tarda, ricordando però che occorre a questo punto avere già anni di esperienze fra teatro e TV, come è stato per lui.

Come minimo bisogna aver fatto del buon teatro e una delle accademia che hanno dato i natali a talenti ora tra i VIP dello spettacolo.

Per imparare quindi serve la pratica, ma prima occorre essere valutati da un direttore e solo se si hanno talento ed intenzioni serie, poi si affinano le capacità con il corso di doppiaggio e solo dopo si cerca di farsi valere con i primi piccoli turni.

Assistere ai turni, ripetiamo, è cosa molto rara, tranne che per gli apprendisti, altrimenti si rischia di disturbare la tipica concentrazione data dalla sala insonorizzata e la penombra dell’ambiente, tutte peculiarità del caratteristico isolamento del mestiere.

Chiedere di assistere in sala di doppiaggio equivale a chiedere ad un regista di restare accanto agli attori sul set ad osservare dal vivo le riprese del film, rendiamoci conto.

In genere un doppiatore rende al top nella sua performance anche se un curioso assiste, ma non è una prerogativa del suo lavoro e a volte può capitare che sia un doppiatore timido per natura, ragioni in più perché assistere non passi con leggerezza da privilegio a diritto automatico.

Assistere è solo per chi ha vero talento e serietà, chi abbia intrapreso il percorso formativo.

Il nostro è un mestiere che va coltivato da giovani.

E’ impensabile intraprenderlo da adulti, a meno che si tratti di fenomeni d’eccezione, ferma restando però una buona esperienza teatrale alle spalle.

Anche un talento nato va poi plasmato.

Il ragazzo che inizia questo lavoro deve fare la normale gavetta, la quale i colleghi, sì coetanei, ma esperti ormai da lungo tempo, hanno già fatto, solo che in modo diverso, naturale.

Certo non vorremo dare loro la colpa di essere nati da genitori doppiatori…

La gavetta ha un sapore e una valenza diversi quando la si inizia da bambini e non pesa come quando comincia in età già matura.

Nel secondo caso va tenuto conto di questo rapporto con particolare riguardo, pazientemente consapevoli che il tempo farà il resto.

E’ anche ovvio, perché nessun direttore chiamerà mai per un doppiaggio serio qualche talento senza esperienza, non per prodotti di spicco quantomeno.

Si rivolgerà piuttosto a chi già sa fare un lavoro così importante nel modo migliore e nel minor tempo possibile.

Affinché l’arte del doppiaggio si preservi in tutto il suo splendore, è per forza di cose necessario che sia accessibile esclusivamente a chi è in grado di emulare le star a livello internazionale.

In caso contrario avverrebbe per natura un’inflazione di voci e l’inevitabile conseguente rovina del settore.

E il fatto che spesso siete doppiatori parenti?

Per doppiare si vive gran parte della vita in sala di registrazione ed è normale che spesso ci si innamori tra colleghi, ragion per cui ci sono coniugi che fanno entrambi questo lavoro.

Altrettanto spesso i nostri figli ereditano il talento e vengono avviati allo stesso mestiere.

E’ una cosa normale, naturale.

E poi non c’è ragione  per cui dovremmo negare a dei nostri cari talentuosi questa possibilità.

Chiunque vuole il meglio per coloro ai quali tiene. L’importante è che si tratti di persone con del vero talento.

In ambiente esistono le famiglie perché il doppiaggio discente da una lunga e onorevole tradizione teatrale e cinematografica, realtà storicamente coltivate di padre in figlio, anche in altri settori dello spettacolo, ma particolarmente nel doppiaggio in quanto meno conosciuto dagli esterni per decenni.

Recitazione a parte, la realtà delle famiglie, come già detto altrove, è normale un po’ in tutti i settori della società: settore medico, di ristorazione, alberghiero, musicale, militare, commerciale, dell’avvocatura etc.

Il bello del doppiaggio è che il talento blando si nota, il contrasto col volto dell’attore sullo schermo si vede, perciò fa carriera solo chi merita di farla.

Non vorremo certo fare di una parentela una colpa capitale…

Siamo anche noi dei professionisti che vivono onestamente del proprio lavoro.

Lo spazio per i talenti esterni c’è da sempre e molti di loro sono diventati grandi doppiatori e direttori, partiti con un talento nascosto, tanto coraggio e un sogno nel cassetto.

Approfondimenti agli articoli:

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4 comments
  1. Orazio Claudio

    Ho 20 anni e sogno di diventare doppiatore da 10 anni. Mi consigliate un corso di recitazione o di doppiaggio per potermi avviare a questa professione? Voglio sognare e credo che con la mia volontà possa farlo ma ho bisogno di sapere anche se il mio talento è davvero un talento o sprecherei solo tempo ed energie. Esiste un modo per saperlo?

    1. Davide Pigliacelli

      Ciao! Guarda, come dico nei vari articoli sul tema, non c’è un corso specifico che sia migliore di altri, purché tra gli insegnanti comprenda dei doppiatori professionisti, nomi noti dell’ambiente, quindi non gente che si improvvisi per fare soldi facili sugli utenti. Sta a te controllare il curriculum dei corsi i cui contatti sicuro trovi nel web e constatare che tale caratteristica ci sia. Hai venti anni … Devi ancora iniziare quindi. Potresti anche farcela, se c’è talento appunto. A riguardo non c’è un ufficio preposto al controllo talenti, proprio perché il doppiaggio esce dall’ombra del cinema solo da pochi anni e quindi ancora non si è creata una realtà tale da vagliare i talenti esterni quà e là. Il settore a riguardo si sta confrontando gli studi solo per curiosare pur non avendo talento o interesse e quindi, con tale comportamento, scoraggiano i direttori dal dare retta a gente di fuori. Poi c’è il problema della pirateria tanto temuta dai produttori esteri, per la quale impongono il divieto di ingresso ai non addetti ai lavori, per paura di video spoiler e simili, anche la sola fuga potenziale di notizie sul prodotto in lavorazione. In genere solo chi ha fatto un’accademia riesce a farsi poi provinare e nemmeno tutti vi riescono.
      Per ora puoi solo fare il porta a porta tra gli studi di doppiaggio, finché qualcuno ti ascolti.
      I talenti esterni che poi ci sono riusciti avevano già la regolare formazione teatrale di base, cosa che appunto serve, quindi avevano già qualcosa da presentare e con cui partire.
      Più difficile è, invece, chiedere agli studi quando ancora non sai recitare, mentre sei ancora nel dubbio totale.
      Sai che ti diranno tendenzialmente da subito? La normale reazione: “Studia recitazione e poi torna, vedremo lì se hai materiale da plasmare nel doppiaggio”.
      Il doppiaggio è la formula 1 della recitazione; se vai da un pilota di formula 1, non ti farà mai provare la sua auto da corsa, bensì ti dirà che prima devi studiare e praticare i livelli precedenti di guida partendo dalla base.
      Lo so, è una scommessa di vita, ma così funziona con tutti i grandi lavori.
      Una volta, con tempi di lavoro più ragionevoli, avresti avuto più occasioni di fare il primo approccio da esterno anche ancora non formato.
      Se il pubblico premesse sui produttori pretendendo nuovamente tempi cinematografici meno frenetici, persone come te ritroverebbero le occasioni per un consulto anche alla buona, una prima impressione a pelle, benché non sarebbe magari il massimo della valutazione.
      Per ora continua a seguire gli eventi relativi al doppiaggio e guarda se e quando capitano delle sessioni speciali aperte al pubblico. Capitano delle iniziative a volte. Sono periodiche, ma non curate da noi di questo sito.
      Le realtà promotrici del doppiaggio, preciso, non sono tutte unite e in collaborazione tra loro, ma spesso sono ciascuna una realtà a sé con politiche proprie.
      E’ una realtà frammentata, non un unico panorama compatto.
      Se vuoi, manda qui un file audio dal formato semplice tipo MP3, ma sarà un giudizio informale appunto.
      E’ arduo scorgere un talento in embrione se non c’è già stata una formazione teatrale prima. Equivale a chiedere se hai talento per la navigazione senza saper ancora nemmeno nuotare o essere mai stato su un gommone.
      I corsi di doppiaggio, ricorda, sono la specializzazione, quindi la fase finale. Prima va fatto del buon teatro, con insegnanti professionisti.

  2. elisabetta buffa di gregorio

    Ciao, sono Elisabetta, ex speaker radiofonica, con il culto della voce e dell’espressione migliore possibile. Ho contagiato mio figlio Alessandro, 18 anni, che ha partecipato a molti dei musical da me organizzati e poi ha frequentato Accademie di Cinema, a Milano e Roma. Ha fatto sacrifici incredibili per frequentare, dato che viviamo in Abruzzo, contemporaneamente alla scuola, ed ora sta cercando un modo giusto per cominciare. Senza paura di essere di parte, posso affermare che si tratta di un vero talento, bravo a recitare e bravo a doppiare, il suo insegnante di doppiaggio, Luca Ward, a Roma, gli ha fatto i complimenti. Qual’è il prossimo passo, secondo te? Ancora corsi? Ancora scuole? Ancora spendere soldi? O è arrivato il momento di metterlo alla prova? Ti sono grata se mi risponderai, Elisabetta.

    1. Davide Pigliacelli

      Salve! Beh, senza dubbio Luca Ward è stato un ottimo insegnante. COme spiegato nei vari nostri articoli sul tema, l’eventuale passaggio in sala di doppiaggio per iniziare la gavetta e lavorare, bisogna andare porta a porta di persona e chiedere di assistere ai turni là dove viene permesso. E’ una ricerca da fare singolarmente, battendo il territorio fino a risultato raggiunto. Il mercato di oggi impone dei maggiori limiti rispetto al passato, per questioni di copyright, misuri dei clienti che impediscono più di ieri di entrare in sala di doppiaggio per assistere alle lavorazioni. C’è ancora modo di farlo comunque, ma l’aziona sta al singolo interessato. Non esiste un posto dedicato a mò di sportello di ascolto dei talenti esterni. E’ il tipo di percorso che tutti i talenti entrati hyanno fatto, è la regola naturale e unica possibile. Ovviamente, per farsi vedere con costanza, è necessario trovarsi a Roma per molti mesi di fila, stabilmente, il più possibile. Nei nostri articoli è spiegato molto bene. E’ una scommessa con sé stessi, le stessa sfida affrontata da altri talenti in precedenza e ancora oggi.

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